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Gioielli d’artista: dal gioiello all’opera d’arte

 

Artisti contemporanei di fama internazionale sia stranieri che italiani, quali Pablo Picasso, Salvator Dalì, Calder, Afro Basaldella, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Yoko Ono hanno scelto, nell’ultimo secolo, il gioiello come uno strumento per esprimere la propria arte, creando così i ‘gioielli d’artista’.

Il gioiello d’artista sovverte concettualmente la definizione di arte da un lato e dall’altra il ruolo stesso del gioiello, intrecciando e fondendo due espressioni della creatività dell’artista.

Questo approccio, che ha inizio con le correnti che vanno dal Modernismo alle Avanguardie trasforma il ‘fare gioiello’ in ‘fare arte’. “I motivi che spingono gli artisti a creare gioielli sono svariati: la libertà che il gioiello offre nel rappresentare una evasione intellettuale, la possibilità di esprimere una manualità immediata e di conferire bellezza anche a materie semplici, la volontà di superare la distinzione tra le categorie ed i generi artistici” come afferma Susanna Misiano, critica d’arte ed esperta di questo settore. Diventa così una vera e propria sfida per l’artista, un modo diverso per esplorare e realizzare un particolare aspetto della loro arte.

Il gioiello perde così il suo valore intrinseco in quanto non gli viene più conferito quello espresso dai materiali preziosi utilizzati e si affranca, allo stesso tempo, dalla sua caratteristica di oggetto decorativo e ornamentale del corpo. Se da un lato continua per alcuni artisti l’utilizzo di materiali preziosi della gioielleria tradizionale, altri preferiscono materiali alternativi quali plastica, plexiglass, legno o ottone. Due sono, pertanto, le tendenze che si manifestano contestualmente: la prima è che il gioiello non è più appannaggio esclusivo degli orafi e la seconda è quella che cattura l’attenzione dei collezionisti d’arte.

Quella del gioiello d’arte contemporaneo è una produzione di nicchia.  Marina Ruggieri, che da più di vent’anni si occupa delle edizioni dei ‘gioielli d’artista’, ci racconta che ‘”siamo in sei nel mondo ad occuparcene. La tiratura rispecchia la logica delle sculture. Ci può essere il pezzo unico o originale che normalmente è tirato fino a otto esemplari. Al di sopra degli otto pezzi si chiama multiplo d’artista. Il certificato di autenticità, firmato dall’artista, riporta il numero di tiratura”. Tra le opere editate da Marina possiamo distinguere Arman, Pol Bury, Ben, Turi Simeti, Fabrizio Plessi, Marco Lodola, Yoko Ono, Mauro Staccioli, Valerio Adami, Kcho, Marco Nereo Rotelli, Mimmo Rotella ed Emilio Isgrò per citarne solo alcuni.

Coerentemente con il suo percorso e la sua dinamica concettuale, il gioiello d’arte contemporaneo, espressione a sé, autonoma e originale, non è disponibile nel consueto circuito della gioielleria ma nelle gallerie d’arte, tra le quali si distinguono Bab’s Gallery a Milano e Barbara Bassi a Cremona, Minimasterpiece a Parigi per proseguire con Elisabetta Cipriani, Didier e Louisa Guinness a Londra. Li troviamo esposti anche nelle principali fiere internazionali d’arte come ‘Artefiera’ a Bologna, ‘Flash Back’ a Torino, TEFAF a Maastricht, Design Basel e Miami.

Analizzando le vendite all’asta effettuate da Sotheby’s nel corso del 2019, le quotazioni sono variate da un minimo di circa € 1.300/1.500, come nel caso di multipli di Arman e Raymond Hains da Cornette de Saint Cyr lo scorso giugno 2020, per passare a € 58.500 da Artcurial Montecarlo per un esemplare unico di ‘pendente compressione’ di César lo scorso luglio 2020. Viene, invece, aggiudicato alla cifra di € 125.300 un ‘bracciale’ in argento di Lucio Fontana a novembre 2019 da Dorotheum.

Catalogato come vera e propria scultura in miniatura e portatile, il gioiello d’artista contemporaneo è sempre più richiesto dai collezionisti, dai musei e dagli operatori dell'arte, riconoscendogli il vantaggio di essere accessibile, in termini economici, ad un pubblico più vasto rispetto ad un dipinto o una scultura.

Yasmina Sbihi

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